Il nobile granato che si sprigiona dalla bottiglia bordolese esprime una versione particolarmente austera del Nebbiolo pedecollinare, marchiata da un saldo di Uva Rara e Vespolina che complicano notevolmente il meccanismo di questo Lessona.
Un amico che sa di molto di orologi, mi dice che oltre all'estetica quello che conta in un orologio meccanico sono le complicazioni: per dire, le fasi lunari, o l'anno bisestile nel giorno data. Possono essere geniali o velleitarie, quando sono fini a se stesse. Questo mi ricordo mentre suggo le ultime stille di questo vino maturo, capace di svelare i sintomi dell'età e celarli sotto un colpo di reni di vigorìa prepuberale. Del resto questo t'aspetti, e non altro.
I frutti rossi con il cassis e la prugna cotta impongono un tributo scuro all'aroma, ispessito da un'esitazione ematico selvatica. Complicazioni, si dice, sul finale, dove pungono le tracce del caffè e delle bacche di ginepro. Tannico l'abbocco, tanto: di tannini felpati e spessi, che sanno lucidarsi nell'avanzare del sorso fino all'esplosione acidofila, appena vergata dalla mano adunca dell'ossidazione, e nel tripudio freddo del finale, largo e salivante, ma soprattutto teso e nervoso.
Bicchiere nel pieno del suo splendore, ancora per un po'.