Nel 2005 l'acquisto di questo flacon di Morellino bio era quasi un atto evangelico: Karl Egger costituiva una specie di mosca bianca per la sua vocazione "naturale" e per il suo stesso cognome, trapiantato in toscana in modo stabile ormai da anni.
Ora - nel venti-undici - non c'è nulla di inconsueto nella produzione de La Selva, assaggiarlo costituisce una succosa normalità.
È nero-bruno, molto carico e concentrato: appena più rubino il bordo, ma fortemente pigmentato. Ha materia da vendere sul vetro.
Anche il naso è scuro: ha tono di infuso di noci in mallo, cuoio, non banali elementi di sapore animale. Risulta anche una virgola di cartone bagnato, in fondo. Tutto molto concreto, molto terragno, molto solido.
Almeno altrettanto denso l'assaggio, compiuto di sensazioni piuttosto calde, mature: nel mezzo compare la brezza acida, che tiene ritto il sorso fino ad una conclusione puntuta, vibrante e prolungata.
Su tutto l'alcool è presenza fissa e immanente senza mai soverchiare, in composizione convincente: se vuoi non del tutto contemporanea, ma di certo pregio.