E' sempre un evento poter accedere ad una delle piccole e rare bottiglie del nettare di Salvatore Murana: e già il colore del vino nel bicchiere ne racconta l'epopea. Terreno lavico, terrazzi, i pittoreschi e commoventi alberelli, qui piantati sotto il livello del terreno per proteggerli dal vento, la passitura sulla pietra, il tanto e delicato lavoro manuale. questo basterebbe a renedere emozionante questo assaggio.
Eppure il Khamma ci mette del suo, e tanto: eccolo ambrato, con una sfumatura colore del tabacco stagionato, una densa trama oleosa, tenace al cristallo.
Il bicchiere raccolto stenta a trattenere l'aroma che apre con i fichi secchi e i datteri, noce di pecan, e miele. Al seguito ancora albicocche secche prima di una evoluzione verso la ciliegia sotto spirito, eterea. Proprio in chiusura l'agrume: un niente di arancia matura a chiosare.
La bocca è viscosa, lappabile, con una crescita in progressione stupefacente. Zuccherino di zucchero di canna grezzo, ha un centro incontenibile, letteralmente travolgente, e solo nel finale l'alcool, 15°, lo sublima in una persistenza davvero sconfinata.
Indimenticabile.