Granato, cupo nel cuore, profondo. Gli archi sono altissimi, le lagrime rare e movimentate.
Il naso è aperto da una sgarbata nota animale, equina, da cui non riescono ad emergere altro che vibrazioni fumose, ruvide.
Il sorso attacca, levigato, e non esente da qualche mollezza. Quando si incontra poi il centro lo si trova piccante, alcoolico, e un poco svuotato di sotto. Anzi, scavato.
Verso la fine il sorso si carica delle tensioni tanniche, astringenti e puntute, leganti. Certo vive.
Anche un po’ corto il finale, stanco e rasposo.
Bicchiere più curioso che indimenticabile.