Nella mappa della zona di produzione del Barolo con i suoi 350 ettari vitati sui 1886 complessivi Monforte d’Alba è seconda solo a La Morra come estensione, ma è decisamente superiore come immagine e da un punto di vista puramente qualitativo.
Quando si può contare su vigneti come Bussia, Castelletto, Ginestra, Gramolere, Perno, Pugnane, Le Coste, Colonnello, per citare solo i più noti è difficile, salvo indulgere a pasticci in cantina, esagerando con le estrazioni, le concentrazioni (ed i concentratori…), e con la barrique (che a Monforte come a La Morra conta ancora su tenaci e un po’ fanatici sostenitori), non ottenere grandi risultati.
Un produttore che a mio avviso da anni fa assolutamente onore ai terroir di Monforte, ottenendo Barolo con tannini che hanno bisogno di tempo per ammorbidirsi, non come accade a Serralunga d’Alba, ma quasi è Elio Grasso, che come si legge sul suo sito Internet “a partire dalla grande annata 1978, commercializzata nel 1982, produce tre diversi Barolo cru, il
Gavarini Vigna Chiniera ed il
Ginestra Vigna Casa Maté, di stampo modernamente tradizionale, affinati in botti di rovere di Slavonia, ed il
Rüncot, d'impostazione più moderna, affinato in barrique nuove di rovere francese”.
Elio Grasso, affiancato in cantina dalla moglie Marina e dal figlio Gianluca (e da sua moglie Francesca) è una splendida figura di vigneron di Langa che è tornato alla terra e alle proprie radici sottraendosi ad una grigia carriera bancaria a Torino. Lo potete trovare in una delle più belle cascine e posizioni della zona del Barolo, Cascina Gavarini, isolata rispetto a Monforte e con una vista su Serralunga d’Alba e le sue vigne mozzafiato. Amo molto anche il suo Barolo Gavarini Vigna Chiniera ottenuto da vigne la cui maestosità si può ammirare nella foto che campeggia sull’indispensabile
Atlante delle Vigne di Langa edito da Slow Food, vino generalmente più pronto ed espressivo e dotato di una fragranza aromatica tutta speciale.
Non riesco invece ancora a familiarizzare, Gianluca non me ne voglia, con il Rüncot, cui sono pure destinate le uve migliori di cui l’azienda dispone. Il Barolo del mio cuore di questa azienda esemplare è il Barolo Ginestra Vigna Casa Maté, di cui ho avuto la fortuna di verificare la splendida tenuta e l’evoluzione negli anni in diverse degustazioni verticali fatte in cantina, un Barolo tradizionale proveniente da tre ettari di vigneto Ginestra, vigne di quasi 30 anni d’età poste a 300-350 metri d’altezza, su terreno di medio impasto calcareo tendente all’argilloso, per il quale Elio prevede una fermentazione di 15 giorni di media in serbatoi d'acciaio inox a temperatura controllata, con rimontaggi giornaliera, quindi fermentazione malolattica in acciaio e affinamento per due anni in botti di rovere di Slavonia da 25 ettolitri, seguito, dopo l’imbottigliamento, da un riposo di 8-10 mesi in cantina prima della commercializzazione.
Un Barolo, riprovata di recente l’annata 2008, dallo splendido colore rubino intenso e brillante, caratterizzato da profumi di grande densità, profondità, spessore aromatico, un naso molto caldo, avvolgente, con note terrose, di sottobosco con una sfumatura animale selvatica di cuoio e tabacco e una vena carnosa in evidenza a comporre un insieme importante. In bocca domina un tannino importante ma senza nessuna astringenza, un tannino dominatore della scena, che non impedisce al Casa Maté di brillare per ricchezza di sapore, terrosità, consistenza, bilanciata da una magnifica acidità che dà slancio alla materia e la mantiene in tensione e le impedisce di sedersi. Finale salato, terroso, persistente, pieno di materia, per un vino, tremendamente giovane, destinato ad una lunga evoluzione in bottiglia nel silenzio e nel buio fresco delle vostre cantine.