Nel vasto panorama dei produttori storici di Barolo, di aziende che possono contare una lunga e consolidata esperienza produttiva, i Vietti di Castiglione Falletto sono sicuramente una delle realtà più rappresentative e possono contare anche su una conoscenza ed esperienza dei mercati internazionali, soprattutto di quello statunitense, ammirevole. Merito di Luciana Vietti e del suo indimenticabile marito Alfredo Currado, entrato come enologo in azienda nel 1952, e che fu tra i primi a decidere di selezionare e vinificare separatamente le uve provenienti dai vari vigneti di proprietà via via acquistati con grande sapienza. Il Barolo Rocche, tuttora uno dei cavalli di battaglia di Vietti, nacque addirittura nel 1961.
Insieme Luciana e Alfredo capirono quanto fosse fondamentale proporsi, e proporsi con intelligenza, sul mercato americano e prima di molti altri colleghi fecero in modo di farsi conoscersi e riuscirono a creare una rete, non solo commerciale, ma di conoscenze, amicizie, legami che dura ancora oggi che ad occuparsi dell’azienda è il figlio Luca Currado con il cognato Mario Cordero. Altra scelta strategica fu quella di dotarsi di vigneti di Nebbiolo da Barolo di altissimo livello, buona parte situati a Castiglione Falletto, come il Villero, da cui ricavano una straordinaria riserva, ed il Rocche di Castiglione, ma anche in altri comuni come quelli situati anche in Monforte, Barolo e Novello da cui producono il Barolo Castiglione, e soprattutto il vigneto Brunate che si trova in territorio di La Morra, sul versante sud verso Barolo.
Ma poteva un’azienda come la loro, che oggi conta su 35 ettari vitati (una parte, a Barbera, anche nell’astigiano e quindi nel Roero: Currado è stato uno dei pionieri dell’Arneis), rinunciare, potendoselo permettere, ad avere un vigneto da Barolo anche in quel paradiso di grandi crus che è Serralunga d’Alba? Fu così che nel 1988 perfezionarono l’acquisto, meno di due ettari, situati in una favolosa conca con esposizione sud, di uno dei vigneti top di questo comune, avviandone la produzione dalla straordinaria annata 1989.
Un vigneto di quelli che fanno la differenza (meno di otto ettari complessivi), uno dei pochissimi in grado di confrontarsi senza sfigurare con nomi mitici come Falletto, Francia, Prapò, Vigna Rionda, Gabutti. Il nome del vigneto, con le sue varianti Lazzariasco e Lazzariasso, embrerebbe prendere origine dall’antica presenza di un lazzaretto, ma il nome appare già in un documento catastale che risale agli inizi del 1600.
Nella produzione di Vietti, anche se i numeri rimangono piccoli e variano secondo le annate da 5000 a 6000 bottiglie, il Barolo Lazzarito, 1.7 ettari con 4.500 piante per ettaro di 38 anni di età, il suo terreno calcareo-argilloso, l’altezza tra i 350 ed i 400 metri, la posizione riparata ben esposta dai venti, e una produzione veramente molto bassa, contenuta in 18 ettolitri per ettaro, ha un ruolo centrale e ogni volta che lo si assaggia si rimane veramente colpiti.
La tecnica di produzione prevede “21 giorni in vasca d’acciaio di contatto con le bucce di cui 3 di macerazione a freddo pre-fermentativa e 16 di fermentazione e macerazione post-fermentativa ad una temperatura tra 30/32° C. Rimontaggi giornalieri all’aria con l’applicazione di un antico sistema detto “a cappello sommerso”. Malolattica in barriques”.
E poi un lungo affinamento in legno, 32 mesi, di cui “8 trascorsi in barriques e 24 in botti grandi di rovere”. Imbottigliamento senza filtrazione avvenuto il 17 Luglio 2012 nel caso dell’annata 2009 che ho recentemente degustato. Consapevole di compiere un infanticidio stappando un vino estremamente giovane che ha un potenziale di evoluzione e tenuta nel tempo importante, ho dapprima apprezzato il colore tradizionalmente molto intenso un rubino carico profondo ed un bouquet ricco, fruttato, carnoso, di grande consistenza, con note di prugna, ciliegie, lamponi e ribes, erbe aromatiche, menta, liquirizia nera e cuoio, spettacolare per vivacità e precisione e nettezza di ogni elemento.
E al palato, meno largo e consistente rispetto a quanto me lo sarei aspettato, insieme ad un’acidità tagliente e ad un tannino importante centrale, con qualche spigolosità giovanile da attenuare, una buona ricchezza e persistenza, quel carattere dei vini di Serralunga d’Alba che fa sì che i vini per esprimersi pienamente, per trovare piena armonia, abbiano ancora bisogno di tempo. Ma concedeteglielo con fiducia il tempo al Lazzarito 2009 di Vietti, perché nella vostra cantina, opportunamente conservato evolverà magnificamente. Ne sono certo.