Rufina, il Chianti più criptico. E parlare di Chianti è come discutere di cose a cui noi umani non abbiamo accesso, si tratta di un universo a parte. Ma noi che non ne sappiamo abbastanza abbiamo piacere di trafficare con il Rufina, perchè ha quella mano lesta e setosa che sa farti - momentaneamente - felice.
Fa bene leggere quel colore leggero, scarlatto: che racconta delle altitudini diverse, delle notti fresche, e della diversa geologia. Ha quel profumo teso e asciutto, ventilato, che ti regala il Sangiovese delle freddezze. Questa amarena che suscita tutti i tuoi godimenti, quel legno verde di pianta in piedi, quella cosa che pare caucciù. Bello, largo, avvolgente.
E l'assaggio che non vorresti finire mai: che s'aggrappa al primo gancio felice e teso, con i tannini appena sbozzati, leggeri e vivi, e il frutto appoggiato sull'arhitettura eterea di un sorso angelico e terragno allo stesso tempo. Mai gonfio, mai pregno, ma ballato sulle ali di una mazurka appena toccata, per quel finale semplice ed infinito.
Bicchiere che vorresti.