Non è qualcosa di tecnoscientifico, lasertronico, meganeutico: è oltrepò in latino. E' il nome che Paolo Claudio Bisi ha scelto per questa bonardissima: impietosa, reboante, irresistibile.
Il metodo ancenstrale della rifermentazione in bottiglia cercato e scelto, con tutta la sua perfettibilità, nelle sapienze orali tramandate in famiglia: la Barbera e la Croatina in parti uguali regalano un vino nero, oscuro, non raro di ombre blu. La bottigliona pesantona, di vetro bujo.
Versato, regala un'esplosione di spuma svelta ma cremosa, una vera mousse che si perde con pigrizia. Nel naso s'attaccano cose profonde, plumbee e possenti: cose terrose, ematiche, ferruginose, appena prima della batteria dei frutti neri, dell'inchiostro.
L'assaggio fulmina subito di quei 14° pronti via: già l'abbocco risuona di sensazioni plurali, tese e vibranti. Sotto tutto l'eco del mosto, della vinaccia, di un tannino pieghevole che s'inchina alla forza del frutto, ma reagisce al finale, arricciandosi sul palato e tenendolo a lungo. Misteriosa l'alchimia che lo mantiene rutilante dal lontano 2010.
Bicchiere bellissimo e acchiappante, di rara verità.