Non è un vino fortificato, a quanto pare, ma una "Bevanda a base di vino e miele". La retroetichetta infatti riporta per questo prodotto il co-working del produttore matelicese e degli apicoltori montani.
La base è un verdicchio di Matelica, tema in cui Belisario eccelle. In aggiunta, la rotondità sensoriale del miele, quasi a richiamare certe pratiche antiche di "rinforzo" dei vini greci e romani.
Entrambe le anime della bevanda sono in primo piano: da un lato il piglio alcolico del verdicchio, seppur invecchiato e maturato, dall'altra l'inconfodibile profumo del miele. Il colore è ambrato, brillante, la stoffa è cerulea, adesiva. Anime distinte, come se si guardassero con un minimo di contegno.
Impressione confermata dal sorso: secchissimo all'attacco, con la vibrazione di un vecchio marsala, addolcito poi dal sopraggiungere della coloritura mielosa. Ampio verso la fine, eppure non particolarmente lungo.
Una nuova espressione del bere: anche al di là dei confini della tavola, per una conversazione o per un sigaro. Bicchiere curioso, per certi versi bislacco, ma di una certa espressività.