Non ripeterò quello che ho già abbondantemente scritto, ovvero che alcuni dei migliori rosati (e ne ho provati e bevuti davvero tanti) gustati questa estate provenivano da Marche e Abruzzo. Vini espressione di vitigni vari i marchigiani ma ovviamente tutti vini figli di quella splendida varietà da rosati, pardon, da Cerasuolo, che è il Montepulciano gli abruzzesi.
Uno dei miei Cerasuolo top, e non è una sorpresa, perché conosco e apprezzo da anni il lavoro di questa azienda, sul rosato, ma anche sui Montepulciano, di cui producono diverse versioni, dal Testarossa rosso all’Hariman al Pasetti rosso è appunto l’azienda
Pasetti che nasce a Francavilla ma nel corso degli anni si estende nell'entroterra abruzzese, trovando la sua dimora ideale a Pescosansonesco (550 mt.) ai piedi del Gran Sasso (2912 mt.) e oltre la Maiella (2793 mt.) e sulla Valle del Tirino a Capestrano (450 mt.).
Due le aree dove l’azienda ha i propri vigneti, tutti collinari. Una è l’area di
Pescosansonesco, antichissimo e storico presidio militare romano e normanno, posto ai piedi del massiccio del Gran Sasso ad un'altezza di circa 500 metri di altezza, caratterizzata da particolari condizioni climatiche con forti escursioni termiche sia diurne che stagionali, e terreno "argilloso-calcareo" con sottosuolo roccioso e friabile, zona dove sono situate le vigne che esprimono i vini della linea Testarossa oltre che il Montepulciano d’Abruzzo Hariman. L’altra area, parimenti interessante, è quella di
Capestrano, borgo medievale in provincia dell'Aquila situato a 500 metri di altezza, con più della metà del suo territorio immerso nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, un territorio affacciato sulla valle del Tirino, una depressione di origine tettonica all'interno della quale si sono accumulati, nel quaternario antico, sedimenti formati da limi calcarei bianchi. Questa peculiarità territoriale, unita alle forti escursioni termiche e a un clima costantemente cullato dal vento, rende questa terra un interessante sito enologico.
Capestrano è poi nota anche per il famoso "
Guerriero di Capestrano" del VI secolo a.C., ritrovato nel 1934, importante testimonianza della protostoria italiana. In quest’area si trovano i vigneti destinati al Cerasuolo e ad un’interessante Passerina
di cui ho scritto altrove. I vigneti per il Montepulciano Cerasuolo si trovano a 450 metri di altezza, posti su terreno ciottoloso, con 5200 ceppi ettaro ed una rosa tra i 90 ed i 100 quintali. La tecnica di produzione è quella consueta, con affinamento del vino alcuni mesi in bottiglia prima della commercializzazione.
Il vino, niente da dire, è esemplare da ogni punto di vista. Magnifico il colore, un cerasuolo splendente, con riflessi tra il lampone, il melograno e una vena leggermente granata di grande intensità e brillantezza. Naso squillante di energia, con polpa succosa, lampone, ribes, agrumi, erbe aromatiche e tanto sale ed una fantastica vena minerale in evidenza, a costituire un bouquet ampio, fragrante, decisamente accattivante, di grande eleganza.
L’attacco in bocca è ben secco, vivo, scattante, di grande nerbo e dinamismo, ed il vino seppure lodevolmente asciutto si propone ben polputo, succoso, godibilissimo sul palato, sorretto da una leggera e piacevole nota tannica, da una splendida acidità ben calibrata. La sensazione prevalente è di un Cerasuolo perfettamente equilibrato, godibile, fresco, con un retrogusto che richiama ancora gli agrumi e una piacevolezza, nonostante i tredici gradi (che non si avvertono), assoluta. Standing ovation.