E’ raro, non solo nelle Marche, ma anche in Abruzzo, trovare vini a base montepulciano ricchissimi ma che mantengono tensione: quando il vino sale in concentrazione (e può raggiungere livelli vertiginosi), solitamente svela il profilo più carnoso, liquoroso o decadente. I rossi del Le Caniette sono una evidente eccezione.
Siamo a Ripatransone, ovvero il rosso d’uovo del Piceno che conta, in una collina alta che guarda al mare, situata sopra la mitica Oasi degli Angeli, produttrice dell’amato/odiato Kurni. Ma i vini non potrebbero essere più diversi: là trovate una massa di frutto impressionante (nei primi anni l’analogia con il liquore di amarene è praticamente reale), qui trovate tensione. I rossi delle
Caniette non sono spigolosi. Sono tesi, e ci restano. Se la superselezione Nero di Vite accentua a mio parere eccessivamente questa caratteristica, soprattutto in un centro bocca molto asciutto, il Morellone, oltre alle fragranze floreali e al cuoio al naso, e al di là di doti strutturali inappuntabili, mantiene il giusto ritmo gustativo. Segno che, almeno nel Piceno, una buona dose di sangiovese (qui è al 30%) è non indispensabile, ma quantomeno utile per fare bottiglie complete. Più da tavola che da degustazione. Se volete sfumature non dovete avere fretta. 15 € spese benissimo.