Le istruzioni del “comandante” Caffarri erano chiarissime: sospensione in questi mesi estivi degli articoli relativi ai grandi rossi albesi base Nebbiolo in attesa di riprendere le danze a metà settembre. Ma come rinunciare, “nebbiolodipendente” come confesso di essere, a scrivere dei vini del mio cuore? Gira che ti rigira ho trovato la soluzione. Scrivere lo stesso dei vini e di un’azienda posta nel cuore della zona di produzione di
Monsù Barolo. Però invece di un ottimo cru barolesco come l’ottimo
Rocche dell’Annunziata che
Aurelio Settimo (questa la piccola azienda di cui sto parlando) produce nella sua cantina e nei suoi vigneti (sei ettari a Nebbiolo e uno a Dolcetto per una produzione annuale intorno alle 40 mila bottiglie) posti in quel di La Morra, segnalarvi l’ultima “creatura” di quella simpatica ed energica donna del vino che è Tiziana Settimo, ovvero un singolare e riuscitissimo (a me è piaciuto davvero molto) rosato.
Un rosato che non é Doc, ma ha lo status di vino da tavola, senza indicazione di annata (ma le uve sono della vendemmia 2012, raccolto il 9 settembre il Dolcetto, il 5 ottobre il Nebbiolo) denominato
Sétt, dove il Nebbiolo è presente con una percentuale del 60%, completata da un 40% dell’altra uva identitaria della Langa, ovvero il Dolcetto. Vitigno peraltro onorato dall’azienda con
un Dolcetto d’Alba, questo Doc, davvero esemplare per godibilità e tipicità. Cresce, e lo noto con evidente piacere, il numero dei rosati base Nebbiolo prodotti nelle terre del Barolo. Così dopo l’ottimo Elatis di Comm. G.B. Burlotto che
vi ho segnalato recentemente, dove il Nebbiolo era completato da un saldo di Barbera e Pelaverga, sono ben lieto di segnalarvi questa nuova prova di rosé di Langa da uve rosse vinificate in bianco, con il mosto rimasto a contatto con le bucce solo poche ore (il Dolcetto a conferire colore e attenuare l’impatto dei tannini, il Nebbiolo a dare struttura e acidità), rigorosamente affinato (sei mesi) in acciaio e imbottigliato ad inizio maggio, che mi sembra perfetta per l’abbinamento ad un classico della cucina estiva (anche in Piemonte) come il vitello tonnato. Ma che abbinerete con pari soddisfazione ad antipasti freddi, non solo a base di pesce e verdure ma anche di carne (tipo Bresaola o roastbeef, ma anche insalate di pollo o di coniglio), a salumi, a paste o insalate di riso, a verdure grigliate o ripiene (sbizzarritevi pure, il vino reggerà bene tutto), e a tutto quanto la vostra creatività e fantasia vi suggerirà di portare in tavola.
Che un rosato di Nebbiolo (e Dolcetto) targato Aurelio Settimo potesse risultare vincente non avevo dubbi, ben conoscendo il modo di lavorare di questa piccola realtà produttiva che ha sempre schivato come inutile e insensata la
nouvelle vague barolesca scandita a colpi di fermentazioni corte e di barrique a gogò, preferendo per il Barolo base ed il pregiato cru Rocche dell’Annunziata (uno dei veri grandi cru di La Morra, esposto a sud, sud-ovest) macerazioni lunghe, nell’ordine dei venti giorni, e affinamento in grandi botti di rovere da 25-35 ettolitri. Boutique winery, per dirla all’inglese, che ha sempre prodotto vini, apprezzati in tutto il mondo, pensati per essere piacevolmente bevuti e non
pour épater les dégustateurs e le varie guide…). Prodotto a titolo di prova, in 1200 esemplari, questo
Sétt mi ha convinto per la sua schiettezza e per il suo parlare con chiarezza il linguaggio, non addomesticato o furbesco, dei veri vini di Langa.
Colore cerasuolo-melograno di notevole intensità e brillantezza, luminoso e vivo, si propone nel bicchiere con vivaci note di piccoli frutti di bosco maturi ma senza esagerazioni, lampone e ribes più che fragola, con sfumature di rosa e agrumi, di erbe aromatiche, e una bella componente salata e minerale di notevole presa. La bocca, data la presenza importante del Nebbiolo, è di notevole impegno e salda struttura, con una ricchezza polposa del frutto, una buona presenza tannica, una vinosità ben calibrata, e una stoffa lunga e persistente, larga e calda sul palato, che dà peso e consistenza alla beva, che anche in virtù di una buona acidità si mantiene viva, fresca e sapida.
Insomma: per chi ama i rosati di una certa importanza e quelle uve cuori pulsanti della Langa albese che sono Nebbiolo e Dolcetto un vino che vale decisamente la pena provare.