Devo dirlo subito: nello scrivere di questo vino sono in clamoroso conflitto d’interessi. Non temete, non ho nulla a che fare dal punto di vista proprietario con questa azienda - anche se in fondo qualcosa c’entro, perché quando i due protagonisti della cantina, Vanina & Michele, anni fa si sposarono (ricordo ancora la bellissima cerimonia) il mio regalo di nozze fu un contributo per acquistare barbatelle destinate ad un nuovo vigneto da piantare – ma se Michele Fino (un Fino che mi piace…) ha creato questa piccola azienda a Revello nel saluzzese, è anche colpa mia.
Ma cosa stai farneticando direte voi? Nessuna farneticazione, sto solo ricordando come oltre dieci anni fa questo vignaiolo part time (la vera vignaiola è la moglie) nato nel 1973 e innamorato del Roero, prima di fare diverse esperienze di vita, tipo laurearsi in Giurisprudenza a Torino, diventare dottore di ricerca in Diritto romano e Metodo comparativo all’Università di Ferrara nel 2002, fare per qualche tempo l’Assessore all’Agricoltura al Comune di Saluzzo, mettere al mondo, con la fattiva collaborazione di Vanina, due bellissimi figli, essere stato per cinque anni ricercatore di Diritto romano all’Università del Piemonte Orientale, quindi per altri cinque professore associato di Storia delle Istituzioni Politiche dell’Antichità all’Università della Valle d’Aosta, sino a diventare una cosa serissima come Professore Associato di Diritto Romano e Diritti dell’Antichità, occupandosi di Diritto alimentare e Diritto degli Alimenti e Istituzioni UE, presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ma potrei andare avanti ancora con il cursus honorum, ad esempio ricordare che è membro del Comitato Tecnico Scientifico del CERVIM (Centro Ricerche Viticoltura di Montagna) ed impegnato profondamente nella Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, abbia speso una parte del suo tempo collaborando con me.
Eh sì, il nostro serissimo, autorevole professor Michele Antonio Fino, questo il suo nome, è stato mio compagno d’avventura e prestigioso collaboratore, quando eravamo più giovani (lui ben più di me) del mio pioneristico sito Internet Wine Report, scrivendo articoli come questi: 1 – 2 – 3.
Bravissimo a scrivere, il mio carissimo Michele, e un’autorità nella sua complessa materia e, mi dicono, non ho mai assistito ad una sua lezione, ottimo insegnante, e tra gli animatori del sito Internet Etichette OK, ma il richiamo della terra era troppo forte per non ascoltarlo.
E così, complice la sua bellissima consorte, nel 2008 ecco nascere Cascina Melognis, marchio dell’Azienda Agricola Vanina Maria Carta, due ettari e mezzo vitati, nei territori di Revello e Saluzzo, zone a grande tradizione frutticola, “situati in un territorio inatteso all’imbocco della Valle Po, sulle colline pedemontane che cingono l’antica Città di Saluzzo e il borgo di Revello, guardando alla mole del Monviso”.
Vigne di età diversa, poste su ripidi versanti di terra rossa ricca di ghiaia, “coltivate in proprio e con metodi di lotta antiparassitaria integrata, senza alcun ricorso a diserbanti o disseccanti né a ormoni fitoregolatori della crescita”, da cui nascono tre vini, più un quarto, un particolarissimo metodo classico, che quello sciagurato del profesur non mi ha ancora fatto assaggiare.
Parlo di un Colline Saluzzesi Rosso denominato Ardy, da vigne di 40 anni, da uve Barbera 100%., di un Vino Rosso, il Novamen, da vigne di 10 anni, da uve Barbera 75% e Pinot Nero 25% e, potevate scommetterci che alla fine saremmo arrivati qui, di un vino rosato, denominato Sinespina, da vigne di 60 anni, frutto di un uvaggio assolutamente unico e irripetibile: Neretta Cuneese 50%, Barbera 25%, Freisa 10%, Chatus 10% e Pelaverga 5%.
E questo rosato molto particolare, da uve che hanno caratteristiche, aromatiche e gustative ed epoche di maturazione diverse, espressione di un vigneto posto a 450 metri di altezza, esposto ad ovest – sud-ovest, con suolo acido, ricco di scheletro e argilla, che nasce in cantina con una macerazione di 12 ore con le bucce, quindi fermentazione di almeno 20 giorni a temperatura inferiore ai 25 °C, in acciaio, dove ovviamente si affina senza toccare legno, quando l’ho recentemente assaggiato, ammirandone anche l’etichetta (non fate caso al terribile sfondo verde delle foto, ma alla Mostra mercato della Fivi, lo scorso novembre, erano incredibilmente di questo colore le tovagliette che avevano posto sui tavoli dei vignaioli…), mi è piaciuto senza se ne ma.
Ed in attesa che ad aprile venga pronta l’annata 2014, e sapendo che si tratta di un rosato “cum pallas”, buono anche dopo ad un anno e mezzo dalla vendemmia, ho deciso di proporvi, anche se fuori nevica, il 2013. Rosato da abbinare, dicono Vanina ed il profesur, ad antipasti delicati, formaggi freschi e carni bianche poco elaborate, pasta con sughi leggeri e, vai!, pizza!
Colore rubino scarico, buccia di cipolla accesa, colpisce subito per la sua eleganza aromatica, la freschezza d’insieme, il parlare la lingua dell’alta collina piemontese che è quella della freschezza, del sale, dell’acidità pronunciata ma ben temperata da una giusta dose di frutto. Una lingua che è anche quella – e dovrebbe esserlo di ogni rosato degno di questo nome – della piacevolezza, della bevibilità senza tante balle e tanti fronzoli.
E allora che dirvi, cucchiaiosi lettori cari, se non magnificare i profumi delicati e fragranti di fragola e agrumi, di ribes e mirtillo, con una vena boschiva e minerale e pepata, a costituire un bouquet ampio e stuzzicante, ed il gusto ben polputo, succoso, ampio ma freschissimo, reso ancora più vivo da una bellissima acidità che dà coda lunga al vino e invita al bere?
Acciperbacco Professore, non avrai ancora un sito Internet e per comunicare via Web ti affidi ad una vivace pagina Facebook (ma come, un uomo serio, posato e sposato come te frequenta ancora questi luoghi da giovani cucadores?) ma perdiana, oltre ad avere una moglie affascinante e figli che avendo preso da voi due non potranno altro che essere belli e vivi, ora riesci a fare anche vini così buoni?
Confessalo, tanto non ci legge nessuno, non avrai mica steso, boia fauss, un patto con il diavolo?