Trebbiano.
A Cerasa, un bicchiere in purezza che estrae dai cieli blu di Sicilia questo succo polpacciuto e fitto, giallo e grigio, brillante. Profuma ombroso, di ruggine e d'ossa. Di tubi per adacquare i campi, quando d'estate il sole fulmina le schiene dei maschi in canottiera. Di paglia, di strame, di materassi riempiti di foglie di frumentone.
Fitto, dice, il sorso: che raccoglie l'umore di frutto molto maturo, maturo molto, intenso, quasi tagliente agli angoli delle labbra. Ricorda la dimenticata caramella di pomo, il pompelmo, e s'appoggia a dolcezze pronunciate.
Vino da fine pasto, che preferirei da conversazione, o con piccola croccante pasticceria di casa.