Il "vigna" è uno di quei progetti che van raccontati: fin dalla Villa della Regina, dove donne molto nominate ma molto sole venivano a trascorrere lenti meriggi, tra giardini e giuochi d'acqua.
Giardini e vigne, e vigne come giardini: coltivate a Freisa in diversi cloni, che dalle parti di Chieri quello era e quello è. Balbiano, d'accordo con non so più quale ente Paesaggistico e Forestale del Piemonte, ha riportato in produzione la
Vigna della Regina, in istato di semi abbandono. Dopo il reimpianto il vigneto sarà in concessione per polentadue anni, poi tornerà all'Ente.
Il vigneto è piccolo, con filari molto stretti. A parte l'epico lavoro di recupero, va coltivato interamente a mano, a partire dai trattamenti: come un giardino, appunto.
La Villa è un luogo di sensazionale delizia: valeva la pena di non disperderlo. Quindi noi quaggiù di si dice Viva! e si beve il Rosso Fermo, che è ancora Vino da Tavola ma dal 2010 sarà D.O.C.
Ha il rubino, generoso, con luci scarlatte nel ventre. E poi materico, seppur non pigmentato; teso, adeso, riflessivo.
E ha questo naso asciutto e maschio, che però nasconde una riga sottile e percepibile assai femminea: ricorda certe epifanie di Pinot Nero, seppur solo per analogia (eresia! eresia!).
Ha la vinaccia in forza, nel mezzo, e una fruttosità più calda verso il finale, che trascina quel ricordo di fondi e di legni umidi, in fondo carnosi.
L'assaggio è ricompreso tra una abbocco dolce e tenero, e un centro più deciso: non parla la lingua dell'indulgenza e dell'educazione, ma procede con una bella vigorìa. I tannini sono delicati e pieghevoli, il sorso s'aggrappa, il finale si tiene alto.
Lo vorrei vedere, atteso per anni.