Bellissima storia quella di Romano (e poi di Andrea) Giacomelli produttori in quel di Cavaion Veronese. In una zona dove vino fa automaticamente rima con Bardolino, quel classico rosso fermo, beverino, succoso e
food friendly come pochi altri prodotto con le classiche uve della tradizione locale, Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara
tutte previste nelle diverse tipologie del vin du pays, qualcosa come oltre quarant’anni fa, era il 1971, quella bella tempra di Romano si mise in testa l’idea meravigliosa di produrre un Bardolino rosato spumante. E per farlo il nostro, che non è uno che si arrende, provò di tutto: viaggi in Champagne e contatti con l’Istituto enologico locale, incontri e scambi di opinioni ed esperienze con enologi veneti come Giovanni
Boranga, insegnante di Tecnica Enologica e direttore tecnico della Cantina di Custoza e ricercatori di Asti. E poi svariate prove di spumantizzazione dei vini con un dosaggio delle diverse varietà, e di alcune di esse da sole, per combattere il problema della caduta di colore e poter avere un vino che durasse nel tempo. Anni di tentativi fino a che nel 1980 il primo Bardolino metodo classico, ovviamente un rosé e la soddisfazione di essere riuscito in qualcosa che per la maggior parte delle persone rappresentava una bizzarria o un’utopia.
Oggi che Romano Giacomelli è affiancato dal figlio Andrea (piacevolmente “matto” come il padre) quella del Bardolino “champenoise” è diventata una realtà importante, tanto che le bottiglie prodotte, di diverse tipologie, sono diventate qualcosa come 40 mila. Ottenute sia da 8 ettari di vigneto di proprietà, dove è stato piantato, in una posizione sotto il Monte Baldo, anche Pinot nero, sia da uve acquistate da viticoltori conferenti coinvolti in questo spumeggiante progetto. Base dei diversi metodo classico, Blanc de Noirs Brut a parte dove domina il Pinot nero, sono le due uve che nelle diverse sperimentazioni fatte negli anni pioneristici si erano rivelate, non casualmente, le più adatte, Corvina e Corvinone.
E siccome la vita è sempre una battaglia, ed i Giacomelli hanno scelto la vinificazione con l’uva intera in pressa, mentre il disciplinare del Bardolino prevede la vinificazione da salasso, ecco Monte Saline aver rinunciato dal 2008 a presentare i loro vini come Bardolino Chiaretto, confidando solo nella forza del marchio aziendale e non della denominazione. Tutti buoni i metodo classico, eccellente il Rosé Brut (20 mila bottiglie prodotte) con 24 mesi di permanenza sui lieviti, naso ricco e carnoso, bocca piena e succosa, ampio, ricco di sapore, con bolla croccante e grande equilibrio e piacevolezza, ma il vino che mi ha conquistato e che vi suggerisco per conoscere in pieno lo stile di Monte Saline è il
Rosé Brut Nature millesimato 2008, 36 mesi di permanenza sui lieviti e completamente figlio di Corvina e Corvinone, percentuali di zuccheri per litro quasi vicina a zero.
Un vino che viene via dalla cantina a poco meno di venti euro, prodotto in un quantitativo di qualche migliaio di unità, perché il gusto del Nature è ben più estremo di quello del Rosé Brut. Colore buccia di cipolla, salmone pallido, brillante, luminoso, perlage fine e continuo, colpisce subito d’impatto con il suo naso fantastico per integrità ed energia, croccante, tutto note di pan tostato, mandorle leggermente tostate, pesca e albicocca essiccata, fiori bianchi e fieno, con una vena salata minerale ben precisa.
La bocca è larga, piena, succosa, di grande ampiezza e impegno, ed il vino (freschissimo anche nella versione 2007, con vena lunga nervosa) pur strutturato e caldo come un rosso, pieno di frutta, sorprende e incanta per la sua freschezza e salinità, la vena minerale precisa, la freschezza ed il nerbo acido stupendo e la piacevolezza estrema, che rende facile l’abbinamento a tavola.
A proposito, proprio a tavola, all’eccellente Locanda Centrale di Cavaion Veronese (dove ho gustato una gustosa orata con funghi porcini) con Romano Giacomelli abbiamo letteralmente “seccato” un loro commovente Bardolino Chiaretto, con sboccatura del 1994. Un vino perfettamente in forma, con una stupefacente integrità di frutto, ancora rotondo, succoso, vivo, con grande lunghezza e persistenza.
Un qualcosa che fa capire come questi metodo classico di Monte Saline, miracolo “champenoise” in terra di Bardolino, siano veri passisti che emergono, come i grandi campioni, alla distanza. Chapeau!