Dominique Crenn

L’episodio che Chef Table dedica a Dominique Crenn inizia con una dichiarazione ‘sono stata adottata a 18 mesi’. E così, mentre su Netflix spopola la miniserie 'La regina degli scacchi', noi vi proponiamo la storia di una donna, vera, che come Beth è partita da un orfanotrofio e ha fatto un sacco di strada.

Mr Crenn e le tre stelle

Dominique Crenn Wins Third Michelin Star, a First for a Woman in America” titolerà così il New York Times nel novembre 2018 dopo l’attribuzione della terza stella alla chef francese. E troveremo la stessa apertura in tutti gli articoli che parlano di lei. Perché di fatto la Crenn è la prima chef donna che ottiene tre stelle Michelin negli Stati Uniti. Ricordiamo che una sua connazionale, Eugenie Brazier, molti anni prima, era stata la prima donna a ottenere tre stelle Michelin in due ristoranti a Lione. Ma questi primati, seppur lusinghieri, definiscono sempre per genere. Lo dice chiaramente anche Dominique in riferimento al premio Word Best Female Chef, che conquista nel 2016, best ma fra le donne a sottolineare quasi il valore ‘relativo’ del primato.

Dominique Crenn è una chef francese di successo che ha ottenuto tre stelle Michelin, questa volta potremmo cominciare così.

Figlia adottiva (come Jean Christophe il fratello più grande di 15 mesi), di Louise e Allain Marie Crenn, un politico dallo spirito artistico, una figura che scopriremo centrale nella vita di Dominique. Sono tre i principali lietmotive della sua storia, che con la cucina si intersecano: l’adozione, l’arte e il padre. L’adozione torna spesso nei suoi scritti e nelle sue dichiarazione e con una profondità di riflessione che si percepisce rilevante, soprattutto nella giovane Dominique quando il ‘come sarebbe potuta andare’ è un interrogativo costante. Con il tempo la donna scoprirà l’identità della madre biologica, lo racconta nel suo libro di recente pubblicazione, ma preferirà non incontrarla.

Il padre è descritto come una figura immensa, Dominique ricorda che a soli 9 anni la portò in un ristorante con una stella Michelin e lì scattò un incantesimo. La piccola, conquistata dalla cerimonia del cibo, prende la decisione che definirà la sua intera esistenza: voglio fare la chef. Molti anni dopo intitolerà il suo ristorante al padre, Atelier Crenn, un luogo che alle pareti custodisce proprio i quadri di Allain.

Dominique nasce nel 1965 a Versailles e cresce in Bretagna, e questa terra se la porta dietro anche a San Francisco. La memoria di luoghi, persone, sapori, ingredienti e tecniche sembra essere molto importante nella sua cucina. Si trasferisce a San Francisco negli anni 90, si laurea in Economia, non conosce nessuno, non ha un inglese perfetto ma ha la forza dei suoi ventiquattro anni e una grande curiosità.

Come scrive nella sua biografia: “Quando ho lasciato la Francia in quel caldo giorno estivo sapevo tre cose di me. Sapevo che ero stata lasciata in un orfanotrofio a 6 mesi, che il mio nome sul certificato di nascita era Dominique Michele e sapevo che quando i miei genitori mi avevano guardato per la prima volta avevo riso”.

Il suo percorso professionale

Quando Bill Whitaker della CBS, il 12 luglio del 2020, le dice – Tu non parli come gli chef, lei risponde, - io non penso di essere uno chef, sono solo qualcuno che ha trovato un modo per esprimersi. E Bill la incalza - Sei un’artista? Lei tace per un po’ e poi risponde un sì che suona definitivo.
Il suo percorso inizia con Jeremiah Tower, vale a dire una celebrità che come lei non aveva seguito una formazione culinaria tradizionale (per la verità aveva studiato architettura ad Harvard). Allo Stars, il ristorante di Tower, erano passati Liza Minelli, Pavarotti, la Loren, persino Nureyev. “From zero to hero” insomma, dal fare panini per gli studenti al ristorante di uno dei fondatori della cucina californiana. Un’esperienza formativa felice che le indica la strada verso la professione.

Poi si trasferisce in Indonesia e successivamente torna negli USA, a Los Angeles, dove trascorrerà otto anni. Ma il richiamo di San Francisco resta forte e Dominique vi fa ritorno, torna a casa. Lavora in diversi ristoranti ma non trova la sua dimensione, fino a quanto apre il suo atelier, nel 2010, il suo laboratorio di sperimentazione e di idee. Nel primo anno di apertura riceve la prima stella Michelin, un anno dopo la seconda, nel 2018 la terza.

In un bell’articolo sul NYT racconta la sua scelta di lasciare la Francia, il paese della cucina, per un paese che le offrirà molte più opportunità come donna. La tematica dell’identità di genere è importante per Dominique, quando, in un ambiente per definizione maschile, si aggiunge l’omosessualità, più semplice da vivere a San Francisco che in un paesino della Bretagna nel secolo scorso.

La sua cucina è molto attenta alla sostenibilità, alla provenienza e alla storia del cibo che propone. Chef Crenn ha abolito la carne dal suo menu al Petit Creen dal 2015 e successivamente anche dall’atelier.

La cucina è il suo modo per entrare in relazione con le persone che non conosce e per trasferire la sua personalità, il suo pensiero, la sua visione del mondo: da ribelle e attivista.

Una chef social

Tanti particolari della vita della Crenn si scoprono online, il suo profilo Instagram è vivace. Ci troviamo il lavoro ma anche le sue posizioni politiche, le sue convinzioni, gli amici, la musica e, naturalmente, l’amore. Dominique, in un momento difficile della sua vita, ha incontrato Maria Bella attrice statunitense (nota al grande pubblico in Italia per il suo ruolo in ER ) a cui è sentimentalmente legata.
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Heart of palm, coconut milk and taioba - Foto di Ricardo D'Angelo
Yanomami mushrooms salad - Foto di Ricardo D'Angelo

Ristoranti

Atelier Crenn, 3127 Fillmore, St San Francisco, CA 94123. Stati Uniti

Petit Crenn, 609 Hayes St, San Francisco, CA 94102. Stati Uniti

Libri di Dominique Crenn

Crenn, Dominique. Rebel Chef: In Search of What Matters, Penguin Press, New York, 2020

Crenn, Dominique. Atelier Crenn: Metamorphosis of Taste, Houghton Mifflin Company, Boston New York,  2015

Annalisa Musso

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