Pesce povero: tipologie, proprietà, usi e ricette per gustarlo al meglio
Ne esistono circa 300 specie dall’occhiata al lavatello passando per il pesce azzurro. Si pensa che siano meno pregiati ma fanno bene a noi, al nostro portafoglio e all’ambiente.
Povero ma buono (e poco noto)
I mari italiani ne sono ricchi: sono circa 300, senza contare crostacei e molluschi, le specie che classifichiamo come pesce povero, spesso prodotti Slow Fodd, catalogati nelle principali regioni costiere dello Stivale. Non sono una vera e propria categoria, ma si accomunano per dimensione e caratteristiche nutritive. In questo generoso paniere marino, troviamo: aguglia, alaccia, alalunga, alice, alletterato, boga, cicerello, costardella, fasolaro, lampuga, lanzardo, leccia, merluzzetto o busbana, muggine, moscardino, occhiata, pagello, palamita, patella, pesce castagna, pesce sciabola, pesce serra, potassolo o melù, sardina, sciabola, sgombro, spratto, suacia o zanchetta, sugarello, biso o tombarello, zerro. Molte di queste varietà suoneranno familiari, essendo ingrediente principe di alcune ricette della tradizione davvero intramontabili.
Alici, sardine, sgombro & Co sono sostenibili e non pesano sui mari
Il pesce povero e il pesce azzurro (alice, sardina, sgombridi..) purchè sia di filiera corta, sono tutti pesci sostenibili. Quando in pescheria scegliamo un pesce solo all’apparenza meno pregiato, anziché tonno, salmone o rana pescatrice, non facciamo solo la spesa, ma compiamo un atto di rispetto per l’ecosistema. In questo modo, infatti, si allevia la pressione di pesca su queste specie più ricercate. Allo stesso tempo si riesce a salvaguardare la biodiversità di tutte le specie ittiche dei nostri mari.
Povero ma ricco di qualità che fanno bene alla salute
Alla riscoperta di alici e sarde
Le sarde, ad esempio, sono economiche (poco meno di 5 euro al chilo) e parecchio versatili in cucina. Dall’antipasto al condimento per la pasta, ma anche semplicemente al forno o alla griglia.
Che dire delle alici? In pescheria si pagano poco più di 6 euro al chilo, e si prestano ad essere utilizzate come ingrediente in diverse ricette. Dalla tiella di alici, alle sempre buone alici marinate al limone o agli agrumi; dalle alici imbottite ad accompagnamento alla pasta con aggiunta di bottarga. Semplice tocco di sapidità anche su una frisella pugliese, con burrata e pomodorini confit.
Alici e Acciughe, Sarde e Sardine: parliamo dello stesso pesce?
A fare la differenza, tra le due denominazioni, è piuttosto il metodo di lavorazione. Quando parliamo di alici ci riferiamo solitamente al prodotto fresco o marinato, mentre le acciughe sono lavorate e si trovano sotto sale, con una maturazione di almeno un anno. L'acciuga, dunque, non è altro che un'alice fresca dopo il processo di salatura.
Allo stesso modo, il discorso vale per un altro binomio dal dubbio amletico: sarde o sardine? Sono anch’esse lo stesso pesce sempre chiamato in due modi diversi, appartenenti alla famiglia dei Clupeidi. Parliamo di sarde quando il pesce è fresco, e di sardine quando è conservato (sotto sale, sott'olio...). Per non sbagliare l'acquisto: tra alici e sarde fresche, le prime sono più affusolate e piccine, mentre le seconde più panciute e carnose.
Il pesce povero dei mari italiani per ricette raffinate
Quando l’acqua è dolce: il pesce di lago, low cost e sorprendente
La trota, è la più diffusa e facile da utilizzare anche ai fornelli di casa; il salmerino è quello più utilizzato dagli chef in versione gourmand soprattutto in Lombardia e in Trentino Alto Adige, mentre coregone, agone, luccio, e persico, rappresentano ancora una piccola nicchia. “Nel nostro centro di affinamento ricavato in un alveo di acqua cristallina, vengono allevati in maniera sostenibile trote e salmerini che tornano a cibarsi di ciò che è disponibile in natura - continua Rossi - Le carni sono sode e saporite, ricche di gusto e di nutrienti.”
Pescato o Allevato: cosa cambia in gusto, nutrimento e prezzo
Questa prima differenza, puramente (e dici poco!) di gusto, si traduce però anche in una diversità nutritiva delle carni, molto più proteiche e ricche di sali minerali e omega 3 quando parliamo di pesci che crescono in mare aperto. C'è poi da considerare il prezzo, correlato ovviamente alla reperibilità del prodotto: in allevamento la disponibilità è maggiore, senza contare il costo delle battute di pesca. Da qui spiegato il prezzo più elevato del pesce pescato rispetto a quello di allevamento.
Differenze di gusto e di consistenze nel piatto. Non è poi così difficile capire quando un pesce è allevato o pescato: i pesci allevati hanno tutti le stesse dimensioni perché vengono fatti crescere in parallelo seguendo standard finalizzati alla vendita. Il pesce pescato, anche della stessa varietà, differisce per dimensione. Tra i due, comunque, il pescato ha dimensioni più generose. La carne, poi, è più soda e magra nel pesce che cresce in mare piuttosto che in vasca.
Ogni pesce (povero) ha la sua stagione: quando comprare rispettando la stagionalità
Piccoli segreti da intenditore per acquistare pesce freschissimo
Primo trucco: evitare le fonti di luci dirette sul pesce perché camuffano il reale colore della pelle e delle squame. Il pesce può sembrare fresco anche se non lo è. Guardiamolo negli occhi: l’occhio deve essere aperto, brillante, la cornea trasparente; la carne deve essere soda e compatta; la pelle lucida e senza macchie, e le branchie di colore rosso vivo. Annusate: sentite profumo di mare e di alghe? Allora potete portare a casa il vostro pesce e cucinarlo in tutta sicurezza. Nonostante sia una scocciatura, e richieda una certa dimestichezza, il pesce andrebbe acquistato intero, da pulire e sfilettare a casa. Quando ci pensano in pescheria, però, non è di certo un peccato imperdonabile.