Al Pastificio dei Campi, dove il grano è oro e la tracciabilità non è una moda
Vi raccontiamo la storia di una pasta che va sulle tavole di ristoranti e buongustai. L'hanno creata un fratello e una sorella, forti di una tradizione famigliare centenaria. È una pasta basata su produzioni limitate, un prodotto studiato per gli chef ma anche per chi vive la pasta come passione.
Ma quella del Pastificio dei Campi, oggi sinonimo di alta ristorazione, è una storia più recente, nata nel 2007 grazie a un sogno di Giuseppe Di Martino, che pur fiero della storica azienda di famiglia, desiderava qualcosa di più, come ci racconta: “Quando, ormai più di 10 anni fa, ci avvicinavamo al centenario del Pastificio Di Martino continuavo a chiedere a mia sorella quale fosse stato il nostro apporto in qualità di terza generazione. Nella mia testa c'era una pasta la cui origine fosse certa, con materie prime tracciate così da poter comunicare al consumatore da dove veniva quel prodotto, una cosa che in quegli anni era ancora un mistero. Mio padre non capiva il perché volessi iniziare quest’avventura. Volevo cambiare anche il tipo di confezionamento. Insomma, volevo creare una serie di valori immateriali che oggi sono moderni, ma allora erano astrusi, dalla tracciabilità a un collegamento molto profondo con il mondo degli chef stellati".
Un database per guardare avanti, pensando a ieri
Le difficoltà non sono state poche: “Sapere da dove veniva la semola di grano duro, l'ingrediente principe della pasta italiana, era allora molto complicato. Siamo quindi partiti selezionando i fornitori, ragionando sulla produzione di alcuni campi". La zona prescelta fu la Puglia, in particolare la zona del Tavoliere, storicamente vocata alla coltivazione del grano duro. Lì, Di Martino coinvolse i contadini locali, chiedendo loro di produrre un grano dagli elevati valori nutritivi, senza l’utilizzo di fertilizzanti chimici, recuperando solo le varietà più antiche, quelle che da più di 500 anni permettevano alle proto-industrie di Gragnano di creare la pasta scelta dalla corte del Re di Napoli. "Ma in nome della qualità che volevamo capimmo di dover rinunciare all’alta resa, prevedendo una rotazione triennale per evitare l’impoverimento del terreno dovuto alla monocoltura".
Poi, all'improvviso, l'illuminazione: "Quando un giorno tornammo da quei campi, mi resi conto che per raccontare ai miei clienti da dove veniva la materia prima della mia pasta, la risposta a tutto era in quel database: avevo tracciato tutti i terreni, con, oltre alla posizione geografica esatta, la data di semina, la varietà seminata, il nome del contadino, la data di raccolta. Aspetti di grande trasparenza verso il consumatore che potevano essere messi in rete in modo gratuito attraverso quel sistema libero che si chiamava Google Earth. E così, nacque il sistema di tracciabilità totale della pasta dei Campi, che nel 2007 era pura avanguardia".
In nome della qualità
Di soddisfazioni ce ne sono state molte altre: “La continua ricerca della qualità è stata stimolata negli anni anche dagli chef, persone che hanno un palato e un naso straordinario, con il talento di percepire aspetti che gli altri non sentono. Mi hanno dato molta soddisfazione chef stellati come Alfonso Iaccarino, Nino di Costanzo, Christoph Bob e molti altri chef campani con i quali ho fatto conoscere, dal 2012 per quasi tre anni, il valore del Pastificio dei Campi sul palcoscenico della rassegna Identità Golose, in un evento ribattezzato "Pasta X Alieni". Un’occasione in cui abbiamo svelato tutti i segreti per provare la migliore pasta di sempre: un universo da raccontare. È stato un lavoro difficile che però ha portato i suoi frutti, perché chi ha assaggiato la pasta del pastificio del Campi l'ha poi ricercata”.
Quanto e da dove
Il grano duro utilizzato proviene dalla Puglia (sub-appennino Dauno) e in percentuale minore dal Molise e dalla Basilicata. Le varietà di grano duro maggiormente usate sono Saracolla, Gracale, Kore, Pietrafitta.
La distribuzione della Pasta dei Campi avviene sia attraverso il canale tradizionale di fascia alta e Ho.Re.Ca. sia attraverso il canale on-line, sull’e-commerce aziendale che è stato strutturato in modo da dedicare listini differenziati ad acquirenti privati, a chef o a rivenditori. E, secondo Di Martino, proprio l'online rappresenta il futuro della pasta alla luce del Covid-19:"La pasta nella ristorazione ha avuto una battuta d’arresto importante dalla quale faticosamente si sta cercando di uscire, tenendo le dita incrociate che non arrivino importanti ricadute. Il consumo casalingo e la vendita online ha però segnato numeri straordinari: le persone hanno imparato a cucinare anche a casa un prodotto di alta qualità come il nostro, seguendo piccoli accorgimenti che noi per primi diamo sul nostro sito".
C’è grano e grano
Le lavorazioni avvengono con arature leggere e più concimazioni azotate, la prima in semina, la seconda in fase di levata (quando la temperatura s'innalza) e l'ultima in botticella (è il momento in cui la pianta inizia a produrre la spiga). Inoltre la semina è molto diradata in modo che le piantine assorbano una maggior quantità di nutrienti e di azoto, l’elemento chimico alla base della formazione delle proteine.
In questo modo il grano ottenuto è in quantità minore, ma di qualità altissima, dal colore molto carico, con un contenuto di proteine ben più alto del grano duro coltivato con i soliti metodi. La granella infatti raggiunge un tenore proteico del 15-15,5%, per dare una semola con il 14% di proteine.
Come si fa la pasta al Pastificio dei Campi
1. L’impasto: il pastaio controlla la temperatura dell’acqua, la grana della semola e le condizioni climatiche. Decide quindi il tempo di impasto e le proporzioni tra gli ingredienti, aggiustandole piano, piano, fino a che non si considera soddisfatto.
2. L’estrusione: questa fase parte dalla scelta del trafilaio, che concorda con il pastaio ogni aspetto (spessori, forme, numero di righe, velocità di scorrimento dell’impasto, raggio di curvatura e lunghezza del taglio). L’estrusione avviene attraverso trafile in bronzo.
3. L’essiccazione: la pasta corta viene adagiata su telai di legno, quella lunga invece viene stesa su canne e poi su carrelli, dopodiché resta a essiccare in celle statiche di prosciugazione per tutto il tempo necessario affinché diventi stabile e pronta per il confezionamento. La scelta di effettuare una lenta essiccazione è dettata dalla volontà di conservare la fragranza del grano duro. Infatti, lasciando che l’aria ventilata a bassa temperatura, lentamente, stilli grado per grado l’umidità eccessiva, si preservano le caratteristiche organolettiche del cereale.
4. Il confezionamento: quando la pasta è pronta viene lasciata raffreddare lentamente e naturalmente per tutto il tempo che occorre. Viene poi versata dolcemente dai telai a una tramoggia (un contenitore usato in agricoltura per raccogliere i materiali e poi scaricarli). Passa poi in una bilancia che ne determina il peso e infine viene confezionata a mano, per evitare che prenda colpi che potrebbero determinare, in cottura, rotture o malformazioni del formato.
La pasta è un tapis roulant: sopra ci può andare di tutto, dal formaggio alle verdure fino al pesce. E’ una maniera straordinaria di veicolare ingredienti sorprendenti .
Una pasta artigianale da comunicare al mondo
La cucina d’autore si sposa con l’arte della pasta di Gragnano IGP, le culture gastronomiche si fondono dando vita a nuovi sapori, a nuovi profumi, a nuove interpretazioni della tradizione culinaria italiana. “Gli stranieri considerano la pasta come contorno di un piatto più importante, di carne o pesce, quando iniziano a cucinare da noi la pasta diventa la portata centrale, iniziano a fare un piatto di pasta, non solo a cucinare la pasta”, ci dice Di Martino.
I riconoscimenti
100 % Made in Italy - All’inizio del 2011 è arrivata la certificazione 100% Made in Italy (attribuita dall’Istituto per la Tutela dei Produttori Italiani, associazione senza scopo di lucro accreditata presso il CNEL). Con questo marchio i consumatori hanno la garanzia di mangiare una pasta realizzata in Italia, con materie prime (acqua e grano duro) italiane e confezionata nel nostro paese.
Indicazione Geografica Protetta - La Pasta di Gragnano, protetta transitoriamente a livello nazionale dal 2011, ha ottenuto il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta approvato dalla Commissione Europea l’11 ottobre 2013. L’IGP garantisce la provenienza e la qualità del prodotto e, nel caso della pasta di Gragnano, testimonia una tradizione secolare. Condizioni necessarie: la pasta deve essere prodotta esclusivamente con semola di grano duro e acqua della falda acquifera locale, la produzione deve avvenire all’interno del Comune di Gragnano e il processo produttivo prevede l’estrusione attraverso trafile in bronzo.
JRE-Jeunes Restaurateurs d'Europe - Dal 2014 la Pasta dei Campi è ufficialmente “la pasta preferita dai Jeunes Restaurateurs d'Europe”. Quella dei JRE è una delle più prestigiose associazioni culinarie riconosciute dal mondo gastronomico.
Premio Compasso d’Oro ADI - Il 28 maggio 2014 il formato di pasta del Pastificio dei Campi denominato Campotti, disegnato dal designer Mauro Olivieri, ha conseguito la menzione d’onore nella XXIII edizione del Premio Compasso d’Oro ADI, il più antico e autorevole premio mondiale di design.