Che cosa mangeremo (e come) nel 2021? 12 tendenze e novità dell’anno post-pandemico
Attenzione alla salute, attenzione all’ambiente, nostalgia: sono i 3 atteggiamenti che condizioneranno il nostro stare a tavola. Ecco che cosa cambierà, dal punto di vista di chi produce il cibo, di chi lo vende, di chi lo mangia
Di seguito, ecco i 12 trend che già ora possiamo immaginare per l’anno appena incominciato.
1. Ristoranti “in streaming” e menù personalizzati
Un’altra tendenza che già si può intravedere è quella degli abbonamenti, dei ristoranti “in streaming” come fossero Amazon Tv o Disney Plus: si paga una quota fissa e si riceve a casa un certo numero di pasti alla settimana. È quello che Freshly fa negli Stati Uniti, con piani da 4 a 12 pasti ogni 7 giorni.
Inoltre, grande spazio alla tecnologia: faremo ancora più uso di Qr Code per consultare i menù e ordinare, anche di schermi per vedere quello che vorremmo mangiare. Per noi clienti diventeranno ancora più importanti le norme di comportamento e le attenzioni che a settembre anticipammo parlando delle 5 cose che non facciamo più al ristorante all’epoca del coronavirus, come l’addio alle tavolate numerose, alle cene con tutti i colleghi di lavoro, all’abitudine di soffiare sulle torte di compleanno e così via.
2. Tutto a domicilio, compresi i meal-kit degli chef stellati
Intanto, come già si inizia a vedere nelle città più grandi (a Milano, per esempio), i ristoranti stanno cercando di sganciarsi dai colossi del delivery, creando loro piattaforme online per gestire gli ordini, le transazioni, i rapporti con i clienti, perché togliendo di mezzo un intermediario si toglie di mezzo un costo e si massimizzano i profitti.
Si punterà a cancellare l’equazione che vuole il cibo a domicilio associato alla scarsa qualità, visto che sono sempre di più gli chef, anche stellati, che creano quelli che gli americani chiamano meal-kit: il cliente riceve le portate a domicilio e completa la cottura nella sua cucina. Fra gli altri, lo hanno fatto e lo fanno Antonia Klugmann, Massimiliano Alajmo e pure Massimo Bottura. Questi kit non costano poco: per il menù da 4 persone con l’anatra laccata dell’esclusivo Eleven Madison Park di New York si spendono poco meno di 500 dollari.
3. Più verdure e meno carne (e più non-carne)
Poi, perché stanno crescendo timore e sfiducia verso questi prodotti, soprattutto quando si parla di giganteschi allevamenti intensivi da decine di migliaia di capi di bestiame, che magari si trovano chissà dove nel mondo. È anche una questione di salute personale: ormai c’è poco dibattito sul fatto che le carni rosse molto lavorate, e in generale tutto il cibo ultratrasformato, sono dannose per il nostro corpo e aumentano il rischio di sviluppare alcuni tumori, come ha confermato pure l’Airc. Infine, perché oggi c’è la possibilità di trovare alternative non solo più sane, ma pure gradevoli al palato.
4. Più attenzione alla salute e al benessere personale
Poi c’è la questione dello stile di vita più sedentario che stiamo conducendo, volenti o no: se passiamo più tempo in casa, sedute sul divano, a guardare serie tv e sfornare torte (qui vi abbiamo consigliato le 16 più amate e più preparate), ovviamente cerchiamo di alimentarci con cibo più sano, meno grasso, più facilmente digeribile e anche con bevande meno zuccherate e meno alcoliche. Un dato su tutti: nel corso dell’ultimo anno, le ricerche su Google della ricetta del kombucha, un tè fermentato di origine orientale cui sono attribuite proprietà benefiche, sono cresciute tantissimo in tutto il mondo, del 300% in Giappone, del 350% in Russia e negli Stati Uniti, del 750% in Cina.
5. Cibo più sostenibile e prodotto con i computer intelligenti
Uno dei modi meno inquinanti per produrre il cibo, e dunque renderlo più sostenibile, è usare la tecnologia: c’è chi ha sfruttato l’intelligenza artificiale per creare una proteina vegetale in grado di riprodurre il gelato (è il caso di Perfect Day), chi per copiare le uova partendo dai fagioli verdi (l’azienda si chiama Just) e chi per passare dalle proteine dei piselli al latte vegetale.
Ma il 2021 sarà anche l’anno della carne ricreata con le stampanti 3d partendo da ingredienti vegetali o misti e (forse) della cosiddetta “carne coltivata”, quella che si fa partendo dalle cellule delle mucche: di recente, Singapore ha dato il via libera al suo consumo e noi la sua storia ve l’abbiamo raccontata intervistando 2 fra gli imprenditori più attivi nel settore in I segreti di carne stampata e carne “coltivata”: ecco come la fanno quelli che la fanno.
6. Flexitariani, reducetariani e giornate senza carne
7. La colazione a casa… come fossimo al bar
Restando nell’ambito plant-based, secondo Nielsen sono anche salite di quasi il 30% le vendite di latti vegetali (soprattutto d’avena) con cui realizzare creme e schiume da usare per il cappuccino. Senza farselo preparare da altri.
8. Più comfort food e più attenzione al sonno
L’aspetto dell’attenzione al benessere sta prendendo piede soprattutto per quanto riguarda le ore della giornata che precedono il dormire: stanno calando le vendite di bibite gassate, energizzanti ed eccitanti e anzi Pepsi ha già in messo in vendita la Driftwell, un’acqua in lattina “potenziata” con magnesio e aminoacidi che sarebbero in grado di farci rilassare. Perché mangiare (e bere) bene è fondamentale per riuscire a riposare bene, come abbiamo raccontato qualche mese fa.
9. Corsi online per diventare più bravi e cucinare a casa
Ci doteremo (e già ci stiamo dotando) di accessori, elettrodomestici e dispositivi che possano meglio aiutarci nell’impresa: la friggitrice ad aria è stata uno dei “must-have” del primo lockdown, tanto che la scorsa estate l’abbiamo inserita fra i 7 gadget da avere in una cucina hi-tech, talmente tanto che Lg ha deciso di integrarla nella gamma di forni InstaView che svelerà all’edizione 2021 del Ces. Poi, daremo più attenzione agli ingredienti locali, quelli più vicini a noi, quelli del nostro territorio, riscoprendo sapori che avevamo dimenticato e trascurato e di nuovo riducendo la carbon footprint del cibo, perché il trasportarlo da una parte dell’Europa (per esempio) influisce sul 5-15% del suo impatto inquinante a seconda dei Paesi.
E chissà, magari i ristoranti più intraprendenti accompagneranno i loro meal-kit con Qr Code o link a videospiegazioni degli ultimi passaggi della ricetta prima di impiattamento e assaggio.
10. Più attenzione ai condimenti
11. L’ansia da lockdown e la spinta a fare scorta
12. Più attenzione a non sprecare e a riciclare
Del resto, se ci sono aziende che dagli avanzi del cibo creano magliette, giacche, pantaloni, borse, occhiali e cosmetici, forse quello che buttiamo via non è del tutto da buttar via…
Emanuele Capone si è formato professionalmente nella redazione di Quattroruote, dove ha lavorato per 10 anni. Nel 2006 è tornato nella sua Genova, è nella redazione Web del Secolo XIX e scrive di alimentazione, tecnologia, mobilità e cultura pop.