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Come nasce una mela. La nostra gita flower power in Val Venosta
Siamo partiti alla volta della nota valle altoatesina per immergerci in una distesa di fiori. Abbiamo colto il magico momento della fioritura dei meli, vero e proprio spettacolo in una terra baciata dal sole. Ecco cosa abbiamo visto e preparato per voi
L’Alto Adige, terrazza soleggiata sul versante meridionale dell’arco alpino, è infatti la più grande area chiusa di coltivazione di mele d’Europa con ben 7000 aziende familiari di medie dimensioni. Noi siamo stati in Val Venosta, nella parte occidentale della regione: valle ricca di contrasti, dove frutteti e terreni fertili trovano le condizioni ideali, tra aria pulita e rispetto per la natura grazie all’uso di sistemi di coltivazione in armonia con l’ambiente. Seguiteci nel racconto della nostra scoperta vissuta in una giornata d'inizio maggio in cui abbiamo assaporato la bellezza del territorio allietati da un brunch organizzato proprio nel cuore di un meleto in fiore.
Il luogo: alle radici del gusto
Il mare fiorito in Val Venosta compare da metà aprile a metà maggio.
Le mele prediligono gli ambienti asciutti e non troppo caldi, non solo della fase di conservazione, ma anche del periodo di maturazione. E' cruciale che durante la fioritura non vi sia troppo caldo di giorno e troppo freddo di notte. Ecco perchè in primavera, al momento della fioritura, quando si hanno anche gelate notturne, i contadini attivano la cosiddetta irrigazione antibrina o antigelo. Chi è mattiniero potrà vedere i delicati fiori di melo avvolti in una naturale corazza di ghiaccio: il calore dato dal congelamento dell’acqua impedisce che la temperatura scenda a valori tali da danneggiare gemme e fiori.
Per l’innaffiatura dei meli viene utilizzato l’impianto a spruzzo o a goccia. Tempo fa l’acqua giungeva attraverso un sistema intrecciato di canali che scendevano dai ghiacciai fino a valle.
Tra api, coccinelle e piccoli aiutanti
Infatti, il successo del raccolto dipende anche dalla diligenza delle api e degli altri insetti impollinatori, che portando il polline da un fiore all’altro consentono la fecondazione, senza la quale non maturerebbe neanche un frutto.
Se alzate gli occhi al cielo vi colpiranno poi le tante casette per volatili, posizionate in modo attento insieme a rustiche casette per insetti ad altezza inferiore: il loro insediamento e la relativa nidificazione è una delle tante misure di gestione naturale per contrastare la prolificazione di parassiti all’interno del meleto.
E non è un caso che siano proprio due coccinelle, una rossa e una gialla, il marchio di Mela Val Venosta dal 2016: un simbolo racchiuso in un bollino che esprime qualità garantita dal marchio IGP e naturalità, data da una produzione rispettosa dell'ambiente.
Non solo mele...
La tipica Pinova dal gusto equilibrato, la classica Golden baciata dal sole, la rossa e aromatica Red Delicious e ancora molte altre: sono ben 13 le varietà di mela, dal gusto più o meno dolce, che crescono in Val Venosta e hanno la certificazione IGP. Un modo per conoscerle da vicino sono le degustazioni tra i meleti condotte da Christine Schönweger, appassionata di frutti e viticoltura, nonché unica distillatrice donna dell’Alto Adige. Christine vi porterà nei dintorni di Parcines, borgo della Val Venosta, che si snoda tra prati, frutteti, masi, vicoli idilliaci e la cascata più alta dell’Alto Adige.
Come dicevamo, la produzione in Val Venosta non si limita alle mele: ci sono anche fragole succose, ciliegie carnose e albicocche di montagna, verdure come cavolfiori e insalate croccanti e piccoli frutti come lamponi e more.
Dove e come nasce una mela di montagna. Il microclima
- Giornate soleggiate (con una media di 300 giornate di sole all’anno) producono frutta e verdura dal colore brillante.
- Scarse piogge (le precipitazioni non superano i 500 millimetri al metro quadro l’anno) producono frutti integri e protetti.
- Grande escursione termica regala notti fresche e produce frutta e verdura dall'aroma intenso.
C'è poi l'altitudine che caratterizza le coltivazioni di tutti i prodotti in Val Venosta che si trovano tra i 500 e i 1800 metri: un’altitudine maggiore rispetto la media del territorio italiano; ecco perché qui nascono frutti tardivi: le mele, ma anche fragole, ciliegie, albicocche, verdura e bacche, maturano lentamente, avendo più tempo per accrescere il loro sapore.
Infine, ogni frutticultore coltiva una media di tre ettari. In Val Venosta ci sono circa 1700 contadini, che si tramandano il lavoro nei campi da generazioni: un modo per mantenere viva la passione e avere il tempo di curare uno a uno gli alberi e le culture, senza trascurare l'innovazione e il rispetto per la natura grazie a provvedimenti ecologici.
Oggi nella valle altoatesina sono due i metodi di produzione applicati: il 90% dei frutticoltori segue la produzione integrata, in accordo con l’equilibrio naturale dei frutteti, secondo le direttive verificate da Agrios (Gruppo di lavoro per la frutticoltura integrata). Il restante 10% segue la produzione biologica, applicando le direttive UE, usando concimi organici e antiparassitari naturali.
Brunch tra i fiori di melo
Accanto a fragole, cavolfiori e le immancabili mele abbiamo predisposto tutto l'occorrente per una colazione lenta e conviviale: latte, tè, caffè, yogurt, succo di mela, pane ai cereali, burro e marmellata, frutta secca, speck, miele e formaggio. Non potevano mancare un paio di torte e una preparazione salata a base di cavolfiore di cui vi daremo la ricetta.
Cibi semplici ma gustosi che abbiamo scelto di servire con stoviglie nei toni pastello e taglieri di legno. Essendo una situazione informale, non abbiamo portato con noi una vera e propria tovaglia ma teli di diversa fattura da sovrapporre tra di loro.