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Dyson Purifier Cool™ Formaldehyde, la prova nella cucina del Cucchiaio

Dal 2009 Dyson entra nel mercato del trattamento dell’aria producendo ventilatori ma solo dal 2018 entrano in gamma i purificatori e umidificatori che rilevano gli inquinanti e purificano l’aria. Ne abbiamo testato uno, facendogli sfidare cavolfiore e pesce: ecco com’è andata

Cavolfiore, sarde e stoccafisso con patate. E poi frittata, broccoli e cipolle. E il fritto, ovviamente il fritto. Di che cosa stiamo parlando? Di ingredienti, piatti, ricette che ci piacciono molto, ma anche odorano molto. E quando decidi di prepararli restano lì ad aleggiare per ore, tanto che a volte li ritrovi anche la mattina dopo. In cucina e nelle stanze vicine.

Succede a casa ma succede anche a noi del Cucchiaio, che nella nostra cucina ci ritroviamo spesso a preparare più ricette tutte insieme per praticità e per ridurre gli sprechi (di tempo, di energia, di olio e altre materie prime), anche 5 o 6 alla volta. E se queste ricette riguardano piatti dall’odore particolarmente forte, allora quella giornata difficilmente ce la scordiamo. E magari un po’ ce la portiamo pure a casa. Anche perché spesso, per ragioni legate alla luce e alle necessità dei fotografi, non abbiamo la possibilità di tenere le finestre aperte a lungo e cambiare un po’ l’aria.

È un problema per noi e per voi, e in generale per chi per esigenze lavorative passa molto tempo in cucina. È un problema per tutti percepito da tempo, come dimostra un’interessante ricerca sul tema commissionata da Dyson all’istituto di ricerca Toluna, da cui in sintesi è emerso questo:

  • che il 70% del campione (oltre 1000 italiani divisi fra Nord, Centro e Sud) si è detto “preoccupato” della qualità dell’aria che si respira in cucina;
  • che quello che preoccupa di più (il 23%) sono proprio gli odori;
  • che quasi il 90% ritiene molto o abbastanza importante eliminare questi odori rapidamente;
  • che l’80% posizionerebbe un purificatore d’aria proprio in cucina.

E poi anche che i cibi considerati più “pericolosi” (dal punto di vista olfattivo) sono il fritto e il pesce, insieme con la temibile combinazione fritto-pesce, il cavolo, i broccoli e le cipolle. Ma questo lo sapevamo bene tanto che molti di questi piatti li abbiamo preparati di proposito nella nostra cucina per verificare di persona come sarebbe andata. Chiedendo però a Dyson di darci una mano. Più sotto raccontiamo la nostra esperienza d’uso, ma prima alcune informazioni utili sulla qualità dell’aria e i principali allergeni che aleggiano nelle nostre case.

La lotta di Dyson contro i cattivi odori (e non solo)

Innanzi tutto, perché abbiamo chiesto a Dyson di darci una mano? Perché l’azienda britannica, nota per gli aspirapolvere con tecnologia ciclonica, ha in gamma anche una serie di dispositivi che oltre a purificare l’aria da sostanze inquinanti, come PM 10 (sì, le particelle emesse dai gas di scarico delle auto), PM 2.5, NO2, Cov (cioè composti organici volatili) e formaldeide, eliminano anche i cattivi odori. Ce ne sono di vari tipi in base alle funzioni: il Purifier Cool™ che purifica e raffresca, il Purifier Hot + Cool™ che purifica, riscalda e raffresca e, da poco entrati nella gamma anche le due versioni degli stessi con la funzione di rilevare e distruggere la formaldeide rispettivamente il Dyson Purifier Hot + Cool Formladehyde e Dyson Purifier Cool™ Formladehyde, quello da noi provato.
Su questo ci siamo subito interrogati: a cosa serve una protezione contro la formaldeide? La formaldeide è un gas inquinante incolore che si genera dagli oggetti in legno che contengono resine, dal compensato, dai materiali isolanti, dalla carta da parati, dalle candele e dai prodotti per la pulizia domestica. E anche quando si cucina. È molto piccola, 500 volte più piccola dei PM0,1 , difficile da rilevare e da catturare. La respiriamo e non ce ne accorgiamo, insomma.

Le particelle che a noi interessano maggiormente sono comunque i PM 2.5, cioè le polveri sottili che si generano (anche) quando siamo ai fornelli. Come fanno i purificatori Dyson a individuare queste sostanze e a ridurle, rimuovendo di conseguenza anche gli odori? Lo fanno attraverso un sistema di filtrazione avanzato composto da 3 strati: un filtro HEPA 13 (la sigla sta per High Efficiency Particulate Air Filter), uno ai carboni attivi e uno catalitico, che lavorano insieme per monitorare costantemente l’ambiente. I sensori rilevano la formaldeide o altri composti volatili, e li mostrano in tempo reale sullo schermo LCD. Secondo quanto spiegato, il filtro HEPA H13 “cattura il 99,95% delle particelle fino a 0,1 micron come allergeni, batteri, pollini e spore di muffa”, mentre il filtro SCO (che è quello catalitico) “distrugge la formaldeide a livello molecolare, scomponendola in piccole quantità di acqua e CO2”. Di più: le sostanze inquinanti entrano nell’apparecchio e restano intrappolate al suo interno, perché “il dispositivo è completamente sigillato, con guarnizioni ad alta pressione in 24 punti critici per evitare che l’aria sporca fuoriesca dai filtri e riporti le sostanze inquinanti nella stanza”. Dove, quindi, la qualità dell’aria sarà migliore.

Com'è andata la nostra prova

Per capirne l’efficacia e come funziona, abbiamo usato per alcuni giorni nella nostra cucina il Dyson Purifier Cool Formaldehyde: è bianco, alto poco più di un metro con la guarnizione esterna del filtro in color oro, e il design minimale tipico dell’azienda fondata all’inizio degli anni Novanta da James Dyson ed è alto poco più di un metro. Estrarlo dalla scatola, spostarlo e posizionarlo dove serve (in cucina, cioè) è stato decisamente semplice.

Molto facile anche la configurazione, nel senso che in meno di 15 minuti dall’apertura il prodotto è pronto all’uso: si inseriscono i filtri alla base del prodotto (non serve alcun attrezzo), si collega l’apparecchio a una presa di corrente e si preme il tasto di accensione. Si apre poi l’app Dyson Link sullo smartphone, si crea un profilo, si avvia la ricerca del proprio purificatore, lo si collega alla stessa rete Wi-Fi cui è collegato il telefonino e l’abbinamento è completo. Da quel momento si potrà accendere/spegnere il dispositivo da remoto, controllare la qualità dell’aria nel tempo e anche impostare un programma di accensione e spegnimento in base alle tue esigenze.

Il funzionamento è evidente soprattutto da uno degli screenshot che si vedono in questa pagina, perché i picchi che mostrano il rilevamento di sostanze (e odori) che non dovrebbero esserci coincidono esattamente con i momenti della preparazione dei piatti: nelle due giornate dedicate specificamente al test abbiamo preparato cavolfiore, sarde fritte e pure stoccafisso alla genovese con patate e anche cipolle di Tropea

Posizionato in un angolo della cucina e lasciato in modalità Auto, che permette di rilevare e reagire automaticamente ai cambiamenti della qualità dell’aria, il “nostro” Purifier Cool™ Formaldehyde si è attivato silenziosamente quando era necessario e ce ne siamo accorti solo dalla leggera brezza che si percepiva passandogli accanto. Due invece le cose che decisamente abbiamo notato:

  • la velocità con cui gli odori più forti hanno abbandonato la stanza, in circa 25-30 minuti per ripulire un ambiente di 30-40 metri quadrati;
  • il fatto che uscendo dalla cucina e tornando dopo qualche tempo non si avesse quella sgradevole sensazione di “so cos’hai preparato la sera scorsa”, che di solito si ha quando gli odori più pungenti restano ad aleggiare nell’aria.

Del resto, lo scopo del dispositivo è proprio questo: permettere non solo di poter cucinare quello che si vuole con maggiore serenità olfattiva, ma pure di vivere in un ambiente più sano, inteso come libero da sostanze potenzialmente pericolose. Perché “l’aria di casa è più inquinata di quanto credete”, come di recente ha detto lo stesso James Dyson nell'intervista concessa ai colleghi di Domus. E come è stato evidente anche a noi durante le giornate in cui abbiamo lavorato con accanto il Purifier Cool Formaldehyde: lasciato nella nostra cucina, è entrato spesso in funzione da solo al variare delle condizioni dell’ambiente, in caso di prolungata accensione dei fornelli, durante la preparazione di alcuni piatti, quando nella stanza erano presenti più persone o anche quando si apriva una porta o una finestra. Avevamo lasciato entrare alcuni agenti inquinanti, ma senza di lui non ce ne saremmo accorti.
Ecco le ricette che abbiamo cucinato: Pasta con le sarde, Insalata di cavolfiore, Stoccafisso brandacujon, Insalata di cipolle