Musica e cibo: 12 canzoni cult di ieri e di oggi che ne parlano
Musica e cibo hanno poteri simili: possono farci sentire bene quando stiamo male e aiutarci a raddrizzare una giornata storta: dal 1937 in avanti, ecco 12 brani che parlano di cucina, di amore e pure di politica
Così come non scopriamo oggi il potere del cibo, allo stesso modo capace di tirarci su di morale, di raddrizzare una giornata storta o di tenerci impegnate e distrarci in una giornata noiosa. Di più: per noi italiani, il cibo è talmente importante da avere anche condizionato il nostro modo di parlare, così tanto che molta parte delle nostre parole “prestate” all’estero hanno appunto a che fare col mangiare, come qualche mese fa ci ricordò l’Accademia della Crusca (con l'articolo Baguette, ciabatta, tiramisù: l’Accademia della Crusca e le parole italiane che hanno conquistato il mondo).
È dall’unione di queste due cose belle, la musica e il cibo, che nasce l’idea che sta dietro a questa pagina: raccogliere un gruppo di canzoni che le mettano insieme, andando un po’ indietro nel tempo e arrivando più o meno ai giorni nostri. Senza pretese di completezza, un po’ perché i gusti sono gusti, un po’ perché il repertorio è talmente vasto che comprenderlo tutto era oggettivamente impossibile, e un po’ perché lo scopo era un altro: passare (chi ha scritto e chi legge) qualche minuto ad ascoltare, farsi qualche risata e scacciare via i pensieri brutti. Che di questi tempi, è già un gran bel risultato.
1. Let’s call the whole thing off (1937)
Di che cosa parla: Il titolo dice poco, ma basta ascoltarla per capire: è quella di “potetos” e “potatos” e “tometos” e “tomatos”, con Fred e Ginger che duettano sul modo diverso di pronunciare in inglese patate e pomodori, anche metafora del modo diverso di vedere la vita da parte dei due componenti di una storia d’amore che (forse) sta finendo
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2. That’s Amore (1953)
Di che cosa parla: Di Napoli, del vino, di pasta e fagioli e di cose che fanno venire l'acquolina in bocca, della Luna che è come una pizza, che quando “hits your eye, that’s amore”. Dell’amore e del cibo, insomma. E decisamente non serve altro
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3. Tutti Frutti (1955)
Di che cosa parla: Questa canzone non è che parli proprio di cibo. Anzi, quasi non parla di nulla, perché il testo è pressoché incomprensibile. Ma non importa, perché il ritornello e il ritmo sono travolgenti. Così tanto che nel 2010 il brano fu inserito nella Biblioteca del Congresso degli Usa proprio per il suo “sound irresistibile”
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4. (Do the) Mashed potatoes (1960)
Di che cosa parla: Il piatto che dà il nome alla canzone, le “patate schiacciate”, che sono un po’ come il purè ma non proprio come il purè, è uno dei capisaldi della cucina americana. E James Brown ne canta immaginando di prepararlo andando da una città all’altra degli Stati Uniti
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5. Viva la pappa col pomodoro (1964)
Autore: Rita Pavone
Di che cosa parla: Nato come sigla del programma tv “Il giornalino di Gian Burrasca”, questo brano è stato scritto da Lina Wertmüller e ha fatto conoscere la Pavone nel mondo. Nel senso che ne esiste una versione inglese (The man who makes the music), spagnola (“Qué ricas son la papas”) e addirittura tedesca “Ich frage meinen Papa”
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6. Eggs and sausage (1975)
Autore: Tom Waits
Di che cosa parla: Racconta con l’inconfondibile voce del cantautore statunitense le storie del popolo della notte, di quelli che si ritrovano nei bar all’ora di chiusura, o anche dopo. Parla di caffè, hamburger, patatine e uova e salsiccia. Della perfetta colazione americana, insomma. Perché quando la canzone finisce è talmente tardi che è l’alba
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7. Gelato al limon (1979)
Autore: Paolo Conte
Di che cosa parla: La fine degli anni 70 doveva essere il periodo dei gelati, visto che oltre a Pupo ne parlò pure il cantautore astigiano. Ovviamente in modo diverso, anche se l’amore c’entra sempre: il cibo qui è una metafora dell’estate, di una città vuota, di un lui e una lei che (forse) s’incontrano in stanze d’albergo, restando nascosti
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8. Lost in the Supermarket (1980)
Autore: Clash
Di che cosa parla: Pubblicata a fine ‘79 ma diventata famosa l’anno dopo, parla del consumismo. E visto che i Clash sono i Clash, è ovviamente una critica al consumismo, all’andare al supermercato tanto per andare al supermercato, all’ansia di accumulare coupon e approfittare degli sconti. È compresa nell'album London Calling, che andrebbe ascoltato tutto, anche se non tutto parla di cibo
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9. A Çimma (1990)
Autore: Fabrizio De André
Di che cosa parla: La cima era (è) un piatto “povero” della cucina ligure, un involucro di carne al cui interno si mettono gli ingredienti avanzati dei giorni precedenti. Era (ed è) un piatto parecchio difficile da preparare e qui il cantautore genovese, oltre a dare qualche consiglio per far sì che vada tutto bene, la usa come metafora della vita
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10. Peaches (1995)
Autore: Presidents of the Usa
Di che cosa parla: Apoteosi del nonsense, racconta di una fabbrica che produce pesche in scatola, di chi raccoglie queste pesche e le mette nei barattoli, di un tizio che vuole andare a vivere in campagna per mangiare le pesche… ed è più o meno tutto qui. Ma il refrain è talmente ipnotico (e il video bellissimo da vedere) che basta così
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11. Sugar (2015)
Autore: Maroon 5
Di che cosa parla: Dagli anni Duemila inizia il dominio dello streaming e della musica ascoltata online: questo brano della band americana ha miliardi di views e usa lo zucchero come sinonimo di dolcezza, che manca nella vita del cantante e che lui cerca nella ragazza dei suoi sogni. Sì, è una canzone d’amore, forse una delle più belle di questa lista
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12. Freedom (2016)
Autore: Beyoncé
Di che cosa parla: È una canzone sulla resistenza, su una donna che affronta le difficoltà e che “la vita mi ha dato limoni, ma io mi sono fatta una limonata”. Nello stesso album della cantante americana c’è “Formation”, diventata poi un inno del movimento Black lives Matter, in cui la salsa piccante tipica del Texas viene (anche) usata come metafora per il non rinnegare le proprie origini
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Emanuele Capone si è formato professionalmente nella redazione di Quattroruote, dove ha lavorato per 10 anni. Nel 2006 è tornato nella sua Genova, è nella redazione Web del Secolo XIX e scrive di alimentazione, tecnologia, mobilità e cultura pop.