Sfatare le fake news sulla soia: fa male, non fa male, devasta l’ambiente, chi è che la mangia per davvero
E' vero che le coltivazioni di questo legume sono dannose per la natura e che a causa di vegani e vegetariani stiamo distruggendo l'Amazzonia? Non esattamente: ecco per cosa viene usata davvero, chi la mangia, se fa male oppure no
Sì. Però no.
Sì nel senso che la soia è uno degli alimenti più coltivati (secondo la Fao, la produzione annua sfiora le 350 milioni di tonnellate), ed è ovvio che i terreni usati per l’agricoltura sono terreni e spazi sottratti alla natura (sul Cucchiaio l’abbiamo spiegato con l'articolo Quello che mangiamo è quello che inquiniamo ). E però no nel senso che di tutta questa soia, vegani e vegetariani mangiano soltanto una piccola parte. Quanto piccola? Minuscola: sempre secondo la Fao, solo il 4% della soia coltivata in Brasile è usata come cibo per le persone; di più: secondo l’Isaaa, circa il 97% della soia che arriva dal Brasile è geneticamente modificata e dunque non adatta per essere utilizzata per l’alimentazione umana. I dati del Brasile sono importanti non solo perché è il secondo produttore al mondo di questo legume (il primo sono gli Stati Uniti), ma perché è in Brasile che sta gran parte dell’Amazzonia, ed è l’Amazzonia che viene disboscata per creare lo spazio enorme che serve per queste coltivazioni.
Per che cosa usiamo (davvero) la soia
In questo quadro, un aspetto (parzialmente) confortante è che produrre la soia è molto meno gravoso dal punto di vista del terreno e dell’acqua che sono necessari rispetto a quelli richiesti per il latte di mucca oppure per la carne di manzo. Resta comunque il fatto, ribadito al quotidiano inglese The Guardian dal professor Joseph Poore del dipartimento di Zoologia dell’Università di Oxford, che “se siete preoccupati per le sorti dell’Amazzonia, la cosa migliore che potete fare è smettere di mangiare la carne”.
Ma la soia è davvero pericolosa per la salute umana?
Detto questo, bisogna anche dire che ci sono popolazioni, come quella cinese o quella giapponese, che consumano grandissime quantità di soia (e lo fanno da migliaia di anni) e non hanno sviluppato evidenti criticità a livello di organi riproduttivi o di fertilità, come già nel 2003 dimostrò uno studio commissionato dal ministero della Salute della Gran Bretagna.
One more thing: la questione del latte di mandorla
Immagine di apertura Getty
Emanuele Capone si è formato professionalmente nella redazione di Quattroruote, dove ha lavorato per 10 anni. Nel 2006 è tornato nella sua Genova, è nella redazione Web del Secolo XIX e scrive di alimentazione, tecnologia, mobilità e cultura pop.